Sai cosa può distruggere la tua startup anche dopo aver validato? Una cattiva divisione delle quote tra i co-founder.
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La divisione delle quote tra co-founder è un aspetto troppo trascurato dai founder delle startup nelle fasi iniziali di sviluppo del progetto. In questo articolo illustrerò come in Peekaboo consigliamo ai founder di dividere in maniera equa le proprie quote in modo da vivere felici e contenti, o come si dice “patti chiari e amicizia lunga”.
Quello che succede nel 99% dei casi è che ci si fa prendere dall’entusiasmo, dallo sviluppo del progetto e si tralascia l’aspetto fondamentale degli accordi tra co-founders. Quello che secondo l’ordinamento italiano sono i Patti Parasociali (Co-Founder Agreement) e che completano di fatto lo statuto della società. Tra questi, l’aspetto certamente più importante è quello della divisione delle quote tra i co-founder.
CONSIGLI PRATICI PER LA DIVISIONE DELLE QUOTE
Il mio consiglio per la divisione delle quote tra fondatori è proprio questa: dividere le quote in modo equo tra i founder. Al massimo, se proprio c’è stato un lavoro pregresso di mesi da parte del founder che ha avuto un’idea, a quest’ultimo può essere riconosciuto un 5% in più.
Condividere in modo equo le quote della società è fondamentale. I tuoi co-founders saranno i tuoi compagni di viaggio per i prossimi anni: passerete più tempo insieme di quello che passerete con le vostre famiglie o i vostri amici; saranno le persone con cui dividerete tutti i successi e fallimenti della vostra azienda. Per questo, se non siete disposti a dividere in modo equo le quote della società, probabilmente è il co-founder sbagliato.
L’ABBANDONO DEI CO-FOUNDER: UN PROBLEMA SERIO
Stabilire una divisione equa delle quote è una condizione necessaria, ma non sufficiente per garantire il coinvolgimento ed il commitment dei co-founder. Il metodo più utilizzato in Silicon Valley per motivare i founder della startup nei primi anni di sviluppo è il vesting. Vediamo cos’è e come funziona.
Innanzitutto, è importante ricordare che il tempo che i founder dedicano alla startup costituisce l’asset fondamentale dell’azienda nella sua fase iniziale. All’inizio infatti, i founder potranno contare solo sulle proprie competenze e sul tempo che dedicano alla startup per tradurre la loro vision in un business model di successo.
Nel momento iniziale di sviluppo, l’azienda corre un grande rischio (troppe volte non considerato): uno o più founder potrebbero decidere per qualsiasi motivo di lasciare la startup. Perché questo rappresenta un grande rischio per la startup?
Nel momento in cui la società viene costituita e le quote assegnate, se uno o più soci decidono per qualsiasi motivazione personale o professionale di lasciare la startup, non c’è (quasi) nulla che si possa fare nella pratica per riprendere le quote indietro.
La società si troverebbe come senza una gamba nella sua già disperata sfida di portare a termine una maratona ad ostacoli. Se uno o più founder decidono di lasciare la startup, ipotesi molto più concreta di quanto possa immaginare visto lo stress e i fallimenti cui si è sottoposti in assenza di remunerazione, diventa davvero difficile andare avanti. I founder possono anche lasciare la startup per i motivi più svariati: ricevono un’offerta professionale che decidono di accettare, decidono di fondare un’altra startup, si innamorano e si trasferiscono in un’altra città. Potrei andare avanti all’infinito. Ho visto tantissime startup fallire per questo motivo.
Come se ciò non bastasse, anche gli investitori non metteranno volentieri i propri soldi in una startup che di fatto è rimasta mutilata.
IL VESTING: UNA CONTROMISURA PER QUESTO PROBLEMA
Per evitare tutto questo esiste il vesting, che è diventato una prassi in Silicon Valley. Si tratta di un meccanismo di attribuzione delle quote proporzionalmente al tempo in cui un founder lavora nella startup. Lo standard prevede un periodo di vesting di 4 anni.
Facciamo un esempio pratico per spiegare meglio come funziona. Ipotizziamo per semplicità che una startup X abbia due co-founder, Marco e Andrea che decidono di assegnarsi il 50% di quote ciascuno.
Il vesting funziona così:
- se Marco (o Andrea) lasciano la startup prima del primo anno dalla sua fondazione, non hanno diritto a nessuna quota. Questo perchè si vuole disincentivare il più possibile l’abbandono della startup nel primo anno di vita, che è quello più delicato ed in cui è maggiormente probabile che la startup fallisca;
- dopo il primo anno, Marco e Andrea ottengono il diritto a mantenere 25% delle azioni ciascuno, anche se decidessero di lasciare la startup;
- ogni mese successivo al primo anno, Marco e Andrea ottengono il diritto a mantenere 1/48esimo del totale delle azioni. In questo modo si ottiene il diritto ad ottenere il 100% di quanto inizialmente pattuito, solo al termine del quarto anno dalla fondazione della startup.
Il vesting si può ri-proporzionare in funzione di un numero diverso di founder e di un periodo di vesting. Ma il periodo di quattro anni descritto nell’esempio rappresenta ormai uno standard sia per i founder che per gli investitori. Questi ultimi saranno molto più disposti ad investire i propri soldi in una startup che adotta il vesting, perchè sarà molto più probabile che mantenga gli asset fondamentali per portarla al successo nelle fasi iniziali.