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Dall'idea alla realtà: come un team coeso e motivato è la chiave del successo per ogni Startup.

Tempo di lettura: 6 min

In un mercato competitivo, con l’emergere costante di startup e PMI innovative, il work for equity si è affermato come un modello retributivo efficace. Consente infatti di compensare collaboratori e consulenti con quote societarie anziché con compensi monetari. Questo approccio è particolarmente vantaggioso per le giovani imprese, che spesso non dispongono di liquidità sufficiente per attrarre i migliori talenti. Grazie al work for equity, però, possono offrire una partecipazione diretta alla crescita dell’azienda.

Origini e normative di riferimento in Italia

Il work for equity è stato introdotto in Italia con il Decreto Crescita 2.0 nel 2012 e successivamente esteso alle PMI innovative. È progettato per supportare le giovani imprese in fase di crescita e prevede agevolazioni fiscali rilevanti. Questo sistema è vantaggioso sia per le aziende, che riducono i costi, sia per i collaboratori, che beneficiano di una tassazione differita. Diverse modalità operative consentono alle aziende di implementare il work for equity in modo flessibile e adattabile alle proprie esigenze.

Modalità operative del work for equity

Il work for equity può essere attuato principalmente attraverso tre modalità operative:

  1. Cessione di quote o azioni esistenti
    Questa modalità prevede che l’azienda ceda quote già presenti nel capitale sociale, acquistandole dai soci per assegnarle ai collaboratori come compenso. Tuttavia, è necessario che le quote cedute siano integralmente versate e che l’azienda disponga di riserve e utili sufficienti per acquistarle. Poiché i costi e la complessità di questa modalità sono elevati, è meno utilizzata rispetto ad altre.
  2. Aumento di capitale gratuito
    In questo caso, l’azienda aumenta il capitale sociale utilizzando riserve esistenti, senza richiedere contributi finanziari. Tuttavia, questa opzione è riservata ai dipendenti interni e non può essere usata per compensare consulenti esterni. È utile per incentivare la partecipazione a lungo termine dei dipendenti, anche se non si applica a tutti i profili.
  3. Aumento di capitale a pagamento con compensazione del credito
    La modalità più comune per le startup consente di incrementare il capitale sociale attraverso l’emissione di nuove azioni o quote, assegnandole ai collaboratori come compenso per il lavoro svolto. Questa soluzione preserva la liquidità aziendale e attrae talenti senza richiedere esborsi immediati. È utilizzabile da SRL e SPA, purché lo statuto consenta aumenti di capitale riservati a terzi.

Vantaggi del work for equity

Per le aziende
Per startup e PMI innovative, il work for equity permette di attrarre talenti qualificati senza incidere direttamente sulla liquidità. Le aziende possono così destinare le risorse a investimenti strategici. Inoltre, le quote o azioni assegnate sono esenti da imposte e obblighi contributivi per i primi quattro anni, riducendo ulteriormente i costi. Questo sistema crea team motivati e allineati alla mission aziendale, poiché i collaboratori sono incentivati a dare il massimo per il successo dell’impresa.

Per i Collaboratori
Il work for equity offre ai collaboratori l’opportunità di partecipare al capitale della società e di beneficiare dei futuri successi dell’azienda. La tassazione è differita e avviene solo al momento della vendita delle quote, riducendo il carico fiscale iniziale. Inoltre, questo modello consente di far parte di un progetto innovativo e di acquisire nuove competenze, rappresentando una forma di investimento personale e professionale.

Aspetti normativi e fiscali

La normativa italiana sul work for equity è volta a incentivare le startup innovative e l’inclusione di professionisti qualificati. Nei primi quattro anni di attività, le quote societarie assegnate come compenso non sono soggette a contributi e non concorrono al reddito imponibile. Tuttavia, per i dipendenti è richiesto che una parte della retribuzione sia fissa, garantendo una base economica minima.

Per poter usufruire di questi benefici, le aziende devono seguire una serie di norme specifiche, come l’obbligo di ottenere una perizia giurata di stima. Questa perizia assicura l’equivalenza tra il valore del servizio e quello delle quote assegnate. Sebbene questi adempimenti possano comportare costi aggiuntivi, sono fondamentali per assicurare la trasparenza del processo e prevenire contenziosi.

Rischi e limiti del work for equity

Nonostante i vantaggi, il work for equity presenta alcune criticità. La volatilità delle startup implica che i collaboratori potrebbero non ottenere alcun ritorno economico se l’azienda fallisce o non cresce. Questo rischio può rendere la compensazione meno attrattiva, specialmente nei settori più instabili.

Dal punto di vista aziendale, la conformità normativa e i costi di perizia possono rallentare l’adozione del work for equity, limitando la flessibilità operativa, soprattutto nelle imprese più piccole. Inoltre, l’inclusione di nuovi soci comporta una parziale perdita di controllo aziendale, un aspetto che alcune imprese potrebbero considerare negativo.

Conclusione

Il work for equity rappresenta una risorsa strategica per le startup italiane, permettendo di attrarre collaboratori senza intaccare la liquidità. I benefici fiscali e la partecipazione al capitale lo rendono un’opzione interessante per chi vuole investire talento e impegno nel successo aziendale. Tuttavia, è fondamentale che le aziende conoscano le normative e valutino attentamente i rischi.

In sintesi, il work for equity consente una retribuzione basata sulla condivisione del rischio e del successo aziendale. È una formula preziosa per le aziende innovative, che possono così costruire team motivati e orientati alla crescita, preservando le risorse finanziarie.

Per scoprire altri risorse utili per la tua startup visita Risorse utili 

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