Vedere le cose da una prospettiva diversa e padroneggiare il pensiero laterale per creare nuove soluzioni in grado di cambiare il mondo.
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La parola che più di tutte potrebbe riassumere bene questo periodo è: innovazione.
La utilizziamo molto spesso soprattutto nel mondo delle applicazioni mobili:
Ma da cosa viene l’innovazione?
Spesso pensiamo che innovare e inventare siano sinonimi, ma bisogna fare delle distinzioni.
Non voglio dilungarmi troppo e cercherò di farlo con un esempio: Whatsapp ha innovato l’idea di chat e messaggistica portandola sugli smartphone, ma sicuramente non ha inventato la chat intesa come scambio di messaggi utilizzando internet.
Innovare, sostanzialmente, significa rendere nuovo: partire da ciò che si ha per creare qualcosa di diverso.
Il mondo delle applicazioni mobili è saturo e la quantità stessa di tempo di reale utilizzo non dà margine di azione: il nostro compito, nell’immediato, è innovare (rinnovare) partendo da quello che ci circonda.
L’idea innovativa
Quello che bisogna fare, in fin dei conti, è trovare l’idea innovativa, quell’idea fuori dagli schemi che reinventa tutto lo scenario.
Per dirla in maniera calcistica, quell’idea che entra in tackle e cambia il normale svolgimento delle operazioni.
Adesso viene il bello: come trovarla?
Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.
A. Einstein
Il buon Albert la sapeva lunga e non si può negare che abbia avuto ragione.
Possiamo pretendere di ottenere nuove idee, idee geniali, innovative se ci limitiamo a fare ciò che facciamo ogni giorno? Proviamo a cambiare.
Quando dobbiamo risolvere un problema, la nostra mentalità logica ci porta a prendere in considerazione solo le soluzioni che ci sembrano più plausibili e di conseguenza scartiamo tutto ciò che ci sembra inutile o superfluo.
Siamo abituati a buttarci sul problema in maniera verticale isolando il dominio di competenza. Alla fine ci limitiamo a risolverlo utilizzando gli stessi strumenti di sempre.
Per problemi semplici questo può essere sufficiente, ma per altri, per i quali la soluzione ci sembra molto lontana o addirittura non ce la immaginiamo proprio, percorrere le stesse strade di sempre può portare a vicoli ciechi.
La storia ci insegna che molto spesso le idee geniali vengono dal caso e per tanto assegniamo loro un qualcosa di divino. L’esempio più significativo di questa casualità é la scoperta della penicillina da parte di Alexander Fleming che gli valse il premio Nobel per la medicina: si mise a studiare un vetrino particolare sul quale cadde una lacrima e si accorse che la colonia di batteri depositata sul vetrino non crebbe proprio nel punto in cui la lacrima lo colpì; questa però non fu una scoperta sensazionale, ma prese valore quando, anni dopo, si accorse di un comportamento analogo ottenuto da una muffa e gli approfondimenti lo portarono alla scoperta che lo rese famoso.
Un caso molto fortuito, come ce ne sono stati molti altri. L’ideale sarebbe poterli controllare. C’è chi sostiene che sia possibile.
Il pensiero laterale
Con pensiero laterale, coniato da Edward De Bono, si intende una modalità di approccio per risoluzione dei problemi logici attraverso un approccio indiretto e cioè osservando il problema da varie angolazioni.
In altre parole, analizzare il problema da vari punti di vista, anche lontanissimi da ciò che la logica vorrebbe, ci può aiutare a trovare soluzioni indirette, ma a volte molto valide.
Durante la mia carriera accademica, quando mi impantanavo in problemi di programmazione, uno dei consigli che ricevevo spesso era di staccare per un po’ e pensare ad altro.
Lì per lì sembra uno dei consigli peggiori che si possa dare, ma la realtà dei fatti è un’altra.
Quando la mente è impegnata intensivamente su un compito, un po’ come un computer fa con la RAM, tiene a portata di mano gli schemi di pensieri che utilizza più spesso.
Non ottenendo risultati nei momenti peggiori si rischia quindi, sempre utilizzando l’esempio del computer, di saturare le risorse.
Pensando ad altro per un breve periodo, dunque, si aiuta la mente a rilassarsi e a poter pescare dal sacco della memoria schemi diversi rispetto a quelli precedentemente considerati.
Alla fine, vi assicuro che funzionava molto spesso.
Gli schemi della mente
Siamo abituati, fin da piccoli – e per nostra natura – a ragionare attraverso gli schemi. La stessa operazione di lettura si effettua in questo modo.
Era divertente quell’esperimento che mostrava come si potesse leggere in maniera efficiente un testo nel quale tutte le parole fossero scritte male e solo la prima e l’ultima lettera mantenessero la loro corretta posizione.
La spiegazione è che noi non leggiamo ogni singola lettera bensì la tutta parola. Leggiamo una sorta di schema.
Edward De Bono, infatti, nei suoi lavori analizza tutti questi modi di fare della mente umana e ci mostra quanto siamo legati all’esperienza, ritenendola dannosa in alcuni casi.
L’esperienza permette infatti di crearci degli pattern mentali da poter riutilizzare in futuro in situazioni simili: ciò ci è vitale quando si tratta di maneggiare il fuoco o ci si trovi in altre situazioni pericolose, ma potrebbe essere limitante quando si vuole risolvere un problema nel quale si richiede creatività.
Per farla breve, le sue conclusioni ci dicono che è possibile allenare il pensiero laterale cominciando a smontare tutti questi schemi che siamo soliti utilizzare nel quotidiano: di fronte ad un problema non fermatevi alla prima soluzione che vi sembra logica, ma anzi, sviluppatene di più, anche se, di primo acchito, vi possono apparire assurde.
Applichiamo il pensiero laterale
Eccoci arrivati alla fine del mio ragionamento. Come possiamo utilizzare il pensiero laterale nello sviluppo delle applicazioni mobili?
Prima di tutto a questo punto dovrebbe essere chiaro che il pensiero laterale è ben lontano dal sembrare schematico. Se io vi dicessi di seguire fedelmente dei passi per ottenere idee innovative andrei contro quanto vi sto dicendo.
Quello che però mi piacerebbe raccontarvi è come mi comporto per risolvere i problemi di tutti i giorni.
Da quando ho iniziato ad entrare nel sistema del pensiero laterale ho smesso di dare le cose per scontate; mi capita di ragionare minuziosamente su ogni cosa che mi capita.
Per fare un esempio, quando sto sviluppando un’applicazione e sono costretto a risolvere un problema, stilo una lista di possibili soluzioni e per ognuna di esse cerco i punti deboli; le scompongo in piccole parti; cerco realmente di distruggerle.
Decido deliberatamente di essere l’avvocato del Diavolo. Infine scelgo semplicemente la soluzione migliore tra quelle rimaste.
Questo comportamento è scalabile – come va di moda dire in questo periodo – a qualsiasi livello di astrazione: si può applicare anche a ogni tipo di idea o intuizione.
Per quanto riguarda, però, il mondo dell’innovazione, la vera differenza la farà chi saprà usarlo con ciò che avrà a disposizione.
Tocca a voi
Alla fine, la cosa essenziale da capire è che ognuno di noi deve trovare il proprio metodo e l’importante è non dare per scontato tutto ciò che ci accade intorno.
Per approfondire la questione vi consiglio di leggere i lavori di De Bono, ma potete trovare ottimi spunti anche ricercando materiale sul pensiero divergente e il pensiero computazionale.